Certaldo,
come voi forse avete potuto udire,
è un castel di Val dElsa
posto nel nostro contado,
il quale, quantunque picciol sia,
già di nobil uomini e dagiati
fu abitato
Giovanni Boccaccio
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La facciata del Palazzo, rigorosamente in mattoni rossi, è sormontata da merli, che sono il frutto dell'ultimo restauro compiuto nel secolo scorso.
Tutta la superficie è costellata di stemmi e di targhe, sia in pietra che in marmo, che rappresenta larme della famiglia a cui apparteneva il Vicario che li ha fatti apporre.
Troviamo anche due stupendi stemmi provenienti dalla bottega dei Della Robbia.
Sulla destra via una piccola torre con un orologio, posto nel 1484.
Sottostante il Palazzo, sempre sulla destra, vi è la loggetta del Vicariato formata da un porticato sorretto da pilastri.
Dopo aver salito delle scale, per entrare dobbiamo passare per una grande porta, che ci immette direttamente in un atrio dalla forma irregolare.
Sulla sinistra troviamo la cosidetta camera del Cavaliere, adesso adibita a biglietteria, dove troviamo una caratteristica cassaforte e dove possiamo ammirare la Vergine col Bambino di Pier Francesco Fiorentino.
Sulla destra la Sala delle Udienze e il Carcere Civile, dove i Vicari un tempo amministravano la giustizia e che adesso sono stati adibiti a museo.
Sempre sulla destra troviamo la Cappellina, molto piccola ma graziosa.
Sia le pareti che il soffitto sono affrescate in modo minuzioso, come pure laltare. Vi notiamo anche numerosi stemmi molto simili a quelli che abbiamo trovato nelle Loggette.
Sulla sinistra della stanza vi è una finestrella che lascia passare un filo di luce.
Usciti dalla Cappellina, si passa al cortile interno, di forma irregolare come latrio.
Sempre sulla destra si trova unulteriore sala dove adesso fanno delle conferenze, e anche le pareti di questa presentano degli affreschi, che però sono rovinati.
Nel cortile si trova un pozzo, e sulla sinistra vediamo le scale per cui arriviamo agli appartamenti privati del Vicario.
Prima di procedere su queste scale, non si può fare a meno si scendere gli scalini dalla parte opposta dellentrata, per mezzo dei quali giungiamo sotto una loggia.
A sinistra ecco le prigioni delle donne, che successivamente vennero adibite a cucina.
Il nostro sguardo è certamente attratto da due affreschi di autori ignoti.
Purtroppo rovinati dal tempo, il primo rappresenta una figura (non interpretabile) accompagnata ad un angelo. Forse lAnnunciazione?
Il secondo un Santo davanti ad un crocifisso, che potrebbe essere un martire.
Questi due affreschi sono certo dello stesso autore, in quanto i toni dei colori, tra cui prevale il rosso, sono identici, e identiche sono le cornici dagli stessi ornamenti floreali, che ci rimandano allepoca del Rinascimento.
A destra delle prigioni delle donne, stanno le prigioni criminali e la stanza dei tormenti, a cui però non abbiamo accesso.
Dalla sala delle conferenze si ha accesso ad un cortile che ospita uno stupendo prato che a primavera è costellato di tante docili margheritine.
Certo a chiunque viene da pensare allallegria che aleggiava nel castello a primavera, e alla dolcezza delle margheritine che avrà commosso anche il più acerbo tra i Vicari.
In questo cortile abbiamo accesso al torrione, da cui possiamo godere lo stupendo panorama della campagna certaldese.
Torniamo nel cortile interno. Salite le scale, il secondo piano, dove abitava il Vicario, si presenta a noi come un susseguirsi ininterrotto di stanze, adesso adibite a museo.
Non è possibile non rimanere ammaliati dagli stupendi affreschi di queste: affreschi di Pier Francesco Fiorentino e di Benozzo Gozzoli, nonché altri ancora di autori sconosciuti, come la stupenda Maddalena penitente di stampo rinascimentale.
Qui finisce il nostro viaggio tra le quattro mura del Palazzo Pretorio.
Ambra Leoncini
ricerca personale
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