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“Certaldo,
come voi forse avete potuto udire,
è un castel di Val d’Elsa
posto nel nostro contado,
il quale, quantunque picciol sia,
già di nobil uomini e d’agiati
fu abitato”

Giovanni Boccaccio

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Viaggio a Certaldo

Estratto da Cento settimane di viaggi

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Giovanni Boccaccio in un affresco della Casa del Boccaccio
Giovanni Boccaccio

in un affresco della
Casa del Boccaccio

Io avrei voluto visitare anche il Borgo di Certaldo, ove riposano la ossa del Boccaccio, ma oltre che distava da Firenze trentacinque buone miglia, esso non entrava nel piano del mio viaggio. Se però non mi fu dato di compiere questa peregrinazione, i miei lettori mi sapranno buon grado, se offrirò loro in compendio la relazione che ne diede il giudizioso Valèry, che andò a visitare Certaldo nell’anno e forse nel tempo stesso in cui mi trovava a Firenze.

Certaldo è un grazioso villaggio che sorge su una collina, con un ruscello che le scorre al piede: esso divenne immortale per il soggiorno a per la morte ivi accaduta di Giovanni Boccaccio, il più gran novelliere italiano, e che per una sua predilezione a questo luogo solea chiamarsi egli stesso Boccaccio da Certaldo. I borghi di Certaldo sono due: uno, ed è l’antico, che fu quasi intieramente abbruciato nel 1479 dai Napolitani disfatti dai Firentini, e sorge sulla cima del colle: l’altro, ed è il moderno, s’innalza recentemente costrutto al piede quasi della collina, ed è il più popoloso. La casa del Boccaccio in mattoni, con una picciola torre che la fiancheggi, trovasi in Certaldo antico, ed è attualmente posseduta dalla signora Carlotta Lenzoni Medici, una delle più colte dame di Firenze. Essa fece restaurare questa casa nel 1823: ne ricostrusse le scale, decorò le camere del Boccaccio del suo ritratto eseguito dal cavalier Benvenuti, e vi formò una biblioteca tutta di opere e di edizioni del Boccaccio. Le picciole finestre di quella casa sono ancora le antiche, e i mobili che la guerniscono, sono i più vetusti mobili che venne dato di rinvenire a Certaldo, e quelli che sono moderni, vennero imitati sul fare di quelli che usavansi nel secolo decimoquarto. Si fa vedere il pozzo, il bagno ed una vecchissima lampada che si credono quelle di cui lo stesso Boccaccio muove talvolta parola. Il Boccaccio dimorò più anni in questa Sua villetta, ed egli stesso descrisse in una lettera diretta al suo amico Pino de Rossi la vita che vi menava: eccone uno squarcio.

Io, secondo il mio proponimento sono tornato a Certaldo, e qui ho cominciato con troppa men difficultà, ch’io non istimava di potere, a confortar la mia vita; e comincianmi già li grossi pani a piacere e le contadine vivande; e il non veder l’ambizioni e le spiacevolezze e li fastidi de’ nostri cittadini, mi è di tanta consolazione nell’animo, che se io potessi far senza udirne alcuna cosa, credo che ’I mio riposo crescerebbe assai. In is’cambio de’ solleciti avvolgimenti e continui de’ cittadini, veggio campi, colli, arbori di verdi fronde e di fiori vari rivestiti, cose semplicemente dalla natura prodotte, dove ne’ cittadini sono tutti atti fittizi; odo cantare usignuoli e gli altri uccelli non con minar diletto, che fusse già la noia d’udire tutto di gli inganni e le dislealtà de’ cittadini nostri. Co’ miei libricciuoli quante volte voglia me ne viene, senza alcuno impaccio posso liberalmente ragìonare.

Nel leggere questo squarcio di lettera si vede dipinto il Boccaccio: quell’uomo a cui piacque in giovinezza il lauto e fastoso vivere, e negli ultimi anni datosi tutto agli Studi, si era col Petrarca accinto a niente altro cha a ridonare all Italia restaurata tutti gli autori classici dell’antichità, scoprendoli, raccogliendoli, copiandoli egli stesso ed illustrandoli. Se il Boccaccio ed il Petrarca non avessero l’uno fatto il Decamerone e l’altro il Canzoniere sarebbero ciò nullameno benemeriti alle lettere per avere disotterrate ed illustrate le più preziose reliquie della dotta antichità.

Boccaccio scrisse nella sua villa di Certaldo le sue opere latine e quella soprattutto sull’antica mitologia. Al 21 dicembre dell’anno 1375 ivi moriva, e le sue ossa venivano sepolte nella vicina canonica di Certaldo: sul muro attiguo alla sua sepoltura fu posta la lapide sepolcrale composta dallo stosso Boccaccio in versi, di cui l’ultimo era questo,

Patria Certaldum, studium fuit alma poesis.

ed a que’ versi ne aggiunse Coluccio.

Salutati quattordici altri, io cui è indigestamente esposta la vita del Boccaccio. Nell’anno 1503 il podestà di Certaldo, Lattanzio Tedaldi, gli eresse un più magnifico monumento: in esso è rappresentato il busto del Boccaccio, che tiene sul petto a due mani un volume in foglio, su cui è scritto Decamerone. Ad onta del vestito che pare più del secolo decimoquinto che del decimoquarto, l’effigie è affatto simile alla descrizione, del ritratto che ne fece in queste poche parole Matteo Villani: Fu il poeta, egli scrisse, di statura alquanto grossa, ma grande, faccia tonda, col naso sopra le nari un poco depresso: labbri alquanto grossi, niente di meno belli e ben lineati: mento forato che nel suo ridere mostrava bellezza; giocondo ed allegro aspetto simile in tutto al suo sermone; in tutto piacevole e umano, e del ragionare assai si dilettava.

La tomba del Boccaccio provò le più tristi catastrofi. Per quattro secoli era stata l’onor di Certaldo ed aveva a sè sola chiamato i forastieri, allorchè nell’anno 1783 fu ritirata dalla Canonica per una interpretazione della legge leopoldina che proibiva di seppellire i cadaveri dentro le chiese. La pietra che copriva quel sepolcro fu rotta e gettata ceme inutile nel vicin chiostro, e solo fu raccolta religiosamente nel 1826 dalla signora Lenzoni e fatta riporre nella casa stessa del Boccaccio con una bella iscrizione composta dal Giordani. Le ceneri del Boccaccio furono disumate, e si racconta che il cranio e lo ossa erano ancora intatte, e insieme ad esse fu pur trovato un rotolo di pergamena entro un tubo di piombo, che renne raccolto dal Rettore di quella chiesa. Quel rotolo non si sa ora più presso chi sia. Fa senso a pensare come in un attimo sia stata profanata la memoria di questo grand’uomo, mentre era il suo nome sì popolare nel suo Certaldo, che al cominciare della salita che conduce a quel paesello, era ed è tuttora scritta quest’antica iscriaione italiana che dice,

Viator fema il pié, rivolgi il passo
A salir l’erto monte, ove in castello
Tu troverai che sotto un duro sasso
II Boccaccio gentil riposa in quello

Ma per ventura fu riparata questa ingratitudine dalla generosa Lenzoni, che fece della casa del Boccaccio un vero mausoleo. Noi, a nome di tutti i buoni, rendiamo a questa signora le pia vive grazie: il suo culto alla memoria del Boccaccio è il culto di tutte le anime gentili.

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Chiavi di lettura: Giovanni Boccaccio (91), Storia di Certaldo (10), Storia (22), Petrarca (2), Decameron (57), Letteratura (11), Viaggi (2)