Certaldo,
come voi forse avete potuto udire,
è un castel di Val dElsa
posto nel nostro contado,
il quale, quantunque picciol sia,
già di nobil uomini e dagiati
fu abitato
Giovanni Boccaccio
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Recital performance reading cabaret.
O più semplicemente divertissement e intrattenimento.
Schegge danzanti fra parole e musica.
Percorsi aperti sul filo della memoria e della melodia.
Filastrocche versi ballate pensieri, motivi insomma, piccole cose che nascono dentro e arrivano piano come echi e riverberi, tracce e fantasie. In forma di canzone.
Fra jazz e piano bar. Con leggerezza e stupore.
Ecco Per certi versi, happening di canzoni e musiche (dautore) di e con Gabriele Rizza, giornalista del manifesto (e non solo), decano della critica cinematografica e teatrale toscana che questa volta rivela unanima divisa in due e si presta al palcoscenico nelle inedite vesti di chansonnier.
Un viaggio intimo, personale, che nello scorrere del tempo si è arricchito di canzoni e ballate, di cui ha composto testi e musica, di poesie vere e proprie alternate a rivisitazioni poetiche e scherzi di parole, calenbour e rebus linguistici.
Un viaggio che si snoda sulla scena con una padronanza attoriale e cantautoriale che viene da lontano.
Tra la fine degli anni Settanta e linizio degli Ottanta, infatti, Gabriele Rizza faceva parte del sodalizio poetico dellIncongrua Attesa, nelle cui fila militavano fra gli altri Davide Riondino e Paolo Hendel.
Il gruppo ha attraversato con baldanzosa sicurezza e costruttiva ironia il periodo doro della poesia visiva e dei grandi meeting poetici, sempre consapevole della propria inadeguatezza quanto supportato da un creativo slancio futurista.
Percorsi e memorie che si intrecciano in questo spettacolo.
Un piccolo recital denso di sorprese, sorretto da una fantomatica scaletta, improbabile scheletro di uno svolgersi degli eventi che lascia molto spazio allimprovvisazione e al rapporto con il pubblico.
Sul palcoscenico, a sorreggere limpegno del nostro, un quartetto di musicisti che ha curato gli arrangiamenti delle canzoni e di volta in volta dialoga con le parole e i testi poetici creando leggere trame di sottofondo o slanciandosi in fraseggi di squisita coloritura jazz.
Lo compongono Gianni Stanghellini al sax e flauto, Antonio Cocchi al pianoforte, Fabrizio Calabrese al basso semiacustico e Vittorio Cocchi alla batteria.
Quattro musicisti toscani che provengono da diverse esperienze artistiche e culturali, contraddistinti però da un comune denominatore di chiara marca jazzistica.
Ambra Leoncini
3/12/2009
Comunicato Stampa dei Macelli
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