Le Prigioni del Palazzo Pretorio

Per entrare nelle prigioni criminali si deve passare quasi carponi per una piccola porticina, e attraversare un lungo corridoio quasi al buio, dove l’atmosfera si fa sempre più cupa.

Alla fine si arriva ad un punto dove si affacciano tre porticine ancora più misere e basse.

Nelle stanze poste a destra e a sinistra non si ha accesso, che però ci è concesso nella stanzetta che abbiamo di fronte.

La stanza, o meglio la prigione per cui abbiamo accesso, ha delle dimensioni veramente ridotte, ad eccezione dell’altezza che questa volta è molto elevata.

Ai tempi dei Vicari, o forse anche prima ai tempi dei Conti Alberti, i delinquenti erano imprigionati tra quelle quattro mura prive di qualsivoglia comodità.

Il gabinetto, o meglio lo scarico, è ridotto ad una semplice buca che è possibile immaginare emanasse un pessimo fetore.

L’unica finestra che c’è è nel punto più alto della stanza, e le sue dimensioni sono ridottissime, tanto da non riuscire che ad emanare un sol filo di luce; questo forse per evitare le evasioni.

Le incisioni

Sembra una cosa incredibile, eppure qualcuno è riuscito a trasformare quest’angusta cella in un'opera d’arte: sono i prigionieri stessi, che sulle mura hanno inciso numerosi graffiti.

Hanno inciso i loro nomi, hanno inciso i giorni che passavano, forse nell’attesa uscita dalla cella, o forse contando il tempo che mancava all’esecuzione capitale.

Il sole

C’è stato pure qualcuno che ha inciso un sole stupendo, forse il simbolo di quella libertà che gli era stata sottratta da tempo.